Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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10 agosto 2018

Ai compagni presenti al dibattito “Fermare la morte lenta delle aziende in Toscana e nel paese, costruire la riscossa operaia e popolare”.


Cari compagni,

a nome del (nuovo) Partito comunista italiano ringrazio il compagno che ha organizzato il dibattito e ci ha dato la possibilità di parlarvi.

La questione di cui voi vi occupate in questo dibattito è la questione centrale per cambiare il corso delle cose per tutte le masse popolari in Italia e nel mondo ed è anche la questione centrale del lavoro che il nuovo PCI svolge per far avanzare la rivoluzione socialista nel nostro paese e contribuire alla rinascita del movimento comunista nel mondo intero.

La morte lenta delle aziende è il risultato degli interessi dei capitalisti nella fase in cui è oramai arrivata la società borghese. Ogni capitalista deve moltiplicare il denaro di cui dispone. In questo si riassume oramai la sua funzione nella società: chi di loro non lo fa, viene estromesso dagli altri capitalisti. Per questo i capitalisti fanno produrre nelle aziende qualsiasi cosa pur che gli porti più denaro, anche se è dannosa e produce inquinamento e abbrutimento. Per questo vendono le aziende e impiegano il denaro in attività finanziarie e speculative. Per questo moltiplicano le grandi opere inutili e dannose: dalle reti TAV agli oleodotti e gasdotti come il TAP della costa adriatica. Per questo smembrano le aziende, eliminano i diritti che i lavoratori del nostro paese hanno conquistato nel passato quando nel mondo il movimento comunista era forte, ricorrono a lavoro precario e in appalto, delocalizzano le aziende in paesi europei o extraeuropei dove i salari sono più bassi, i diritti dei lavoratori minori e le regole antinquinamento meno stringenti. La morte lenta delle aziende è nell’interesse dei capitalisti. Quindi fermare la morte lenta delle aziende vuol dire andare contro gli interessi dei capitalisti, costringerli a fare qualcosa contro i loro interessi. Per farlo efficacemente e con successo, su larga scala, bisogna essere disposti a sostituire il capitalista nella gestione dell’azienda, a eliminare la proprietà privata dei capitalisti, a fare delle aziende una proprietà pubblica e della loro gestione una funzione pubblica, come lo sono l’ordine pubblico, la viabilità e altre, come lo erano l’istruzione, l’assistenza sanitaria, le poste e altri servizi pubblici. Per impedire la morte lenta delle aziende bisogna essere disposti a nazionalizzare le banche, far prendere in mano allo Stato e pianificare l’attività economica, a creare uno Stato capace di pianificare e gestire l’intera attività economica del paese con l’obiettivo di soddisfare i bisogni e gli interessi della popolazione. “Ma allora secondo voi per fermare la morte lenta delle aziende bisogna instaurare il socialismo?”, chiederanno alcuni di voi. Ebbene sì, è proprio così! Il socialismo non è una nostra pensata! Il socialismo è il sistema che bisogna instaurare per farla finita con la morte lenta delle aziende. Chi non vuole sentire parlare di socialismo, anche se ha la buona volontà e l’intenzione di porre fine alla morte lenta delle aziende, non ci riuscirà. Prometterà ma non manterrà le sue promesse. Avete sentito che Di Maio è andato alla Bekaert di Figline Valdarno. E cosa ha concluso? Che vedrà se riesce a trovare un altro padrone, se riesce a far valere la cassa integrazione o qualche altro ammortizzatore sociale. È la stessa storia della Embraco di Riva di Chieri (Torino), della Honeywell di Atessa (Chieti). Ma pensate alla FIAT di Termini Imerese, alla IRISBUS di Avellino. Pensate all’ILVA di Taranto dove è ancora più evidente, per le dimensioni della fabbrica, che solo con un intervento di livello nazionale, programmato e con una visione d’insieme degli interessi della popolazione è possibile porre fine al disastro accumulato dai capitalisti e salvaguardare salute della popolazione, produzione dell’acciaio e posti di lavoro. Pensate a Piombino, pensate a Terni, pensate alla Piaggio e a tante altre aziende.

E sui posti di lavoro, la questione è ancora più chiara. Infatti oggi ci sono le conoscenze necessarie per produrre tutto quello che ci vuole con meno lavoro. “Tanto meglio”, pensa una persona di buon senso. “Si faticherà di meno, ci sarà più tempo per quelle attività tipicamente umane, culturali, politiche, ricreative e altre da cui i lavoratori sono stati sempre esclusi”. Ma per i capitalisti invece se occorre meno lavoro, si tratta di licenziare e far lavorare più di prima quelli che “hanno la fortuna” di restare al lavoro.

È quindi evidente che lottare per farla finita con la morte lenta delle aziende significa in definitiva farla finita con il capitalismo. Per farla finita con la morte lenta non basta protestare e scioperare. Bisogna prendere in mano le aziende, fare di ogni azienda un centro di iniziative sociali, fare di ogni azienda un centro della vita politica e culturale della zona e, combinando le varie zone, dell’intero paese. Vuol dire creare un nuovo sistema sociale. Ma non cade dal cielo. Non sorge d’incanto. Bisogna incominciare a crearlo partendo da ogni singola azienda.

In ogni azienda ci sono lavoratori avanzati. La prima ondata della rivoluzione socialista che abbiamo alle spalle, che nel mondo si è esaurita solo una quarantina d’anni fa, ha lasciato condizioni tali che qualche lavoratore avanzato c’è in ogni azienda. Molti di voi ne fanno parte. Bisogna partire da questo, azienda per azienda, trovarli, infondere la fiducia che cambiare il corso delle cose è possibile, che è necessario e quindi chi incomincerà sarà seguito. Unirli, organizzarli, portarli all’azione, mostrare e insegnare a vedere le cose da fare, i primi passi. Incominciare a fare su piccola scala: prevenire l’iniziativa del capitalista, prendere il posto dei capitalisti e delle loro autorità, nelle aziende e fuori, fare da subito su piccola scala e così facendo i lavoratori organizzati e noi comunisti creare le condizioni per farlo su scala maggiore. Chi si mette a fare così, allora vede che anche un governo sgangherato e diviso, composto per metà da persone bene intenzionate e per l’altra metà da persone messe lì da Mattarella, da Draghi, dall’Unione Europea, dalla NATO, dal Vaticano per non cambiare niente, anche un governo così è utile perché né il M5S né la Lega possono rimangiarsi apertamente le promesse buone per le masse popolari che hanno fatto, in nome delle quali hanno tolto voti al Partito di Renzi e di Prodi, al Partito di Berlusconi, alle liste di copertura e ausiliarie. Se questo governo farà, bene! Se non farà, saranno più ancora le persone che verranno con noi, che si decideranno ad andare fino in fondo, sulla strada che avremo aperto e fatto vedere.

Questa, compagni, è la strada che noi del Partito comunista promuoviamo. Questa è la strada che proponiamo a ognuno di voi. Questa è la strada che alcuni di voi stanno già praticando. Questa è la strada che occorre a tutti i lavoratori: a quelli ancora occupati, a quelli già licenziati, a quelli precari, ai pensionati minacciati di pensioni sempre meno sufficienti, agli immigrati e agli emarginati sempre più maltrattati e addirittura indicati come responsabili della miseria di cui sono le vittime, ai giovani e ai ragazzi a cui né i capitalisti né i preti danno un’educazione sana che li rende capaci di una vita moderna e felice. Noi possiamo e dobbiamo creare un paese prospero, di esempio e di aiuto solidale a tutti gli altri paesi, una vita felice e ricca. A questa impresa, non facile ma possibile e necessaria, il Partito comunista chiama ognuno di voi e ogni lavoratore a cui riusciamo a far arrivare il nostro appello.

Compagno Ulisse, segretario generale del Comitato centrale del (n)PCI.